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Carceri: Falchi, Regione in progetto pilota agricoltura sociale con colonie penali sarde

  • Red
  • 3 set 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Arbus(Ca), 3 set. – “La Regione condivide e sostiene l’obiettivo di sviluppare e potenziare i progetti di agricoltura sociale incentrati sulla formazione e professionalizzazione dei detenuti nelle tre colonie penali agricole sarde. Queste strutture, infatti, hanno grandi potenzialità: non solo sotto il profilo agroalimentare, ma come concrete occasioni di reinserimento sociale e lavorativo”. Lo ha detto l’assessore dell’Agricoltura della Regione sarda, Elisabetta Falchi, nel corso del suo l’intervento alla giornata di studio conclusiva della Summer School sul tema “Pratiche agricole, pratiche sociale: costruire percorsi di agricoltura sociale” nella Casa di reclusione di Is Arenas, ad Arbus.

Sperimentazione in Sardegna. L’iniziativa, partita il 28 agosto a Cagliari e organizzata dalla Rete rurale nazionale in collaborazione col CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), il Ministero della Giustizia e l’agenzia regionale LAORE, ha previsto un percorso formativo per lo sviluppo di progettualità di agricoltura sociale nei territori rurali e nelle comunità locali e ha toccato le Colonie penali agricole di Isili, Mamone e Is Arenas, con l’attivo coinvolgimento degli ospiti delle strutture detentive. Una prima sperimentazione è in corso di avviamento in Sardegna, finanziata mediante gli assi II e III del PON Inclusione e il Programma di sviluppo rurale 2014/2020, con la finalità di estenderla, sulla base dei risultati ottenuti, alle colonie penali toscane di Pianosa e Gorgona.

Qualità dei prodotti, qualità del welfare. “Vogliamo rafforzare il concetto di agricoltura come produzione di beni comuni – ha sottolineato la titolare dell’Agricoltura -. Il perno del rilancio della nostra agricoltura è la qualità dei prodotti, che si può ottenere solo se si opera in un territorio di qualità non solo da un punto di vista ambientale ma anche sociale e inclusivo. Quindi siamo soddisfatti di essere protagonisti di questo progetto pilota che, attraverso l’attività agricola, attiva nuove politiche di welfare.”

Costruire professionalità agricole. L’esponente della Giunta ha poi aggiunto: “Riteniamo possibile che la costruzione di professionalità agricole nelle colonie penali sarde diventi la regola e non più l’eccezione, grazie al miglioramento delle produzioni agroalimentari, anche attuando sinergie interne tra le strutture isolane per una produzione integrata, una maggiore collaborazione con le agenzie agricole regionali e trovando strade per la commercializzazione delle produzioni con il rilancio del marchio GaleGhiotto come garanzia dell’alta qualità alimentare e sociale.”

Dialogo col tessuto produttivo locale. Il lavoro da fare è ancora tanto, non solo a livello di mentalità di tutti gli attori coinvolti ma anche sotto il profilo legislativo. Infatti, per Falchi “sono necessarie modifiche normative che rendano le case di reclusione più permeabili nei confronti delle comunità e del tessuto produttivo locale e facilitino il trasferimento dei detenuti che vogliano intraprendere una formazione in campo agricolo. Come Regione che punta sull’innovazione anche in campo agricolo, siamo orgogliosi di ospitare questa sperimentazione che speriamo abbia una ricaduta positiva sul sistema penitenziario italiano”. La concordanza del progetto di agricoltura sociale con gli indirizzi programmatici del governo regionale su valorizzazione dei territori e inclusione sociale è stata evidenziata anche da Anna Pireddu, capo di gabinetto dell’Assessorato della Programmazione, che è intervenuta per portare i saluti dell’assessore Raffaele Paci.

 
 
 

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