Grano: la Sardegna non doveva subire anche questa crisi
- Fulvio Tocco
- 21 set 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Cagliari,21set. - La seconda forza zootecnica del paese che non affronta la questione cerealicola in un rapporto diretto, pubblica amministrazione, agricoltori e pastori è acerba. La questione socio economica delle are rurali e della salvaguardia dell’ambiente passa inseparabilmente dalla collaborazione tra questi tre sistemi. Non c’è forza politica, non c’è organizzazione professionale agricola, non c’ è Pubblica Amministrazione che tenga conto di questo dato in maniera ordinata. Ciò rende particolarmente difficile operare con una logica di sistema e realizzare interventi necessari ma che richiedono sacrifici nel breve termine. Questo, non si dimentichi, era “Vivere la Campagna”!
Anche le prospettive, a questo riguardo, non sono particolarmente promettenti. Dal momento che la competizione richiede, nei titolari di posizioni pubbliche chiave, sindacali e imprenditoriali, spiccate competenze e capacità strategiche, aspetto che invece sembra lasciato al caso perché non tenuto in particolare considerazione né dai processi decisionali per designare i dirigenti né dall’elettorato che ormai vota i suoi rappresentanti, nella maggior parte dei casi, senza un programma preciso. Ma chi si candida senza programma perché votarlo? La Sardegna che occupa un ruolo così rilevante in campo zootecnico doveva subire una crisi così pesante nel campo delle granaglie? Una corretta lettura del territorio dice che più di 3 milioni di capi si nutrono ogni santo giorno. Pertanto i consumi non mancano.
La crisi del prezzo del grano deve far riflettere tutti! E’ una questione molto seria che riguarda la società isolana. Il Governo non è riuscito ad aggiustare per tempo un calo di prezzi così consistente. Oggi i tempi sono dettati dall’economia. Anche questa settimana il grano ha avuto un calo di prezzo di 4 euro a quintale. Ma la questione più grave è che non c‘ è azienda interessata ad acquistare il grano. Questo dicono gli agricoltori. Purtroppo non ci sono contrappesi. Responsabilità che rendere complice anche il mondo produttivo sia chiaro. La cooperazione sulla programmazione delle semine, sugli ammassi e la commercializzazione è stata quasi del tutto abbandonata.
Gli stessi Consorzi agrari su questa partita non hanno funzione strategica. In un epoca di competizione globale eccessiva, manca una reale gestione strategica orientata al medio - lungo termine: si opera prevalentemente con un’ottica limitata al brevissimo termine, resa spesso ancora più fragile dalla tendenza, per ogni nuova Amministrazione, a smontare ciò che la precedente ha costruito, in un contesto di contrapposizione su tutto. Questo dato dovrebbe farci riflettere! Siamo quello che noi scegliamo di essere e la crisi del grano ci ha fatto aprire gli occhi! E ora che fare?
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