Il masterplan contro lo spopolamento deve riguardare tutta la Sardegna
- Fulvio Tocco
- 30 set 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Con “un occhio al cielo e un occhio alla terra” le zone interne potranno essere rivitalizzate

Cagliari,30 set. - Un masterplan per contrastare lo spopolamento delle zone interne dell'Isola, tema del convegno organizzato dal Banco di Sardegna, bisogna creare lavoro e sviluppo. Quando il privato non investe spetta al sistema Regione creare le condizioni perché le imprese abbiano interesse ad insediarsi e, soprattutto, restare nei territori. "È l'unica strada possibile, solo la disponibilità di lavoro può far rinascere le zone interne", ha detto L’Assessore della Programmazione Raffaele Paci. La Regione Sardegna può e sta facendo il possibile per creare condizioni favorevoli e in queste zone i presupposti ci sono tutti: qualità della vita senza pari, cibo e tradizioni uniche, ed è questo che i turisti moderni cercano, l'identità e l'unicità, prodotti e stili di vita che non si trovano in nessun altro posto al mondo. Su tutto questo bisogna puntare, creando un'offerta che si integri con quella del mare e ne diventi un forte, irrinunciabile valore aggiunto». Bene, le dichiarazioni sono ineccepibili!
Ora che fare? Una corretta lettura della situazione attuale dice che chi dispone di capitali non intende investirli nell’isola, almeno per ora. Ma i capitalisti non diranno mai di non volerlo fare. Il capitalismo, si sa, di norma, non ha cuore! Perciò, abbiamo bisogno di istituzioni ben determinate che, con dei Piani straordinari di semplice comprensione e di semplice attuazione, a burocrazia Zero, possano limitare la crescita delle disuguaglianze. Il masterplan contro lo spopolamento deve riguardare in termini sinergici tutta la Sardegna! Una corretta lettura del territorio consiglierà il percorso da compiere: le zone interne devono migliorare il contenitore dell’accoglienza, è vero, si tratta prima di tutto, di abbellire il paesaggio coltivando la campagna. Coltivando il bosco. Il paesaggio è come l’aria, è di tutti no? A titolo di puro esempio: con un Piano straordinario che stimoli la coltivazione del mandorli si abbellirà il paesaggio, si produrrà la materia prima per l’industria dolciaria, si creeranno le opportunità di lavoro di filiera in un comparto che acquista quasi tutta la materia prima dai mercati esterni. Ecco una delle soluzioni per “creare le condizioni perché le imprese abbiano interesse ad insediarsi e, soprattutto, restare nei territori”. I consumi delle mandorle non mancano. Ma le zone interne hanno anche un importante patrimonio zootecnico e un importante patrimonio boschivo da valorizzare. La quantità della legna da ardere che arriva via mare è sotto gli occhi di tutti. Sul fronte zootecnico si sa che gli animali sono una fonte inesauribile di consumi.
Da una corretta lettura dei bisogni del territorio emergerà che le aziende hanno necessità degli alimenti zootecnici pregiati. Si tratta di coltivare la campagna di pianura e di collina. I consumi delle zone interne daranno vita alla pianura e la pianura farà pulsare il cuore delle zone interne garantendo dei cibi tracciabili. Ma la pianura e la collina coltivata stimoleranno anche la condizione per produrre gli alimenti più complessi in loco. In poche parole occorrono dei progetti competitivi dalle soluzioni immediate per accrescere il peso relativo della Sardegna nella globalizzazione. La Pubblica amministrazione va pensata unitariamente e ogni livello deve dare una mano all’economia isolana. L’incontro tra la Regione, i Comuni e i Produttori sarà essenziale per la riuscita del progetto di crescita. La competizione territoriale richiede un’efficace strategia competitiva, che in tempi brevi possa tradursi in azioni realizzabili coinvolgendo anche i mangimifici. La questione è puramente politica! E per ogni territorio, senza un Piano di sviluppo, il futuro è grigio. Ma non ci può essere sviluppo senza un accordo strategico tra le istituzioni, le imprese e l’opinione pubblica. Ecco perché la questione è politica.
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