Colture: il fico d’india e’ il frutto della nuova era climatica
- Fulvio Tocco
- 26 ott 2016
- Tempo di lettura: 3 min

In passato fu indentificato come “pane dei poveri”, ma col passare degli anni è considerato dai consumatori cibo di elevata qualità
Cagliari,26 ott. - Nel 2016 i livelli di gas serra in tutto il mondo supereranno un’importante soglia. Il dato è stato reso noto dagli autori del bollettino annuale sui gas serra dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Le concentrazioni di anidride carbonica e altri gas nocivi nell’atmosfera non scenderanno sotto la soglia simbolica delle 400 parti per milione (ppm). Questa soglia è stata raggiunta a livello globale per la prima volta nel 2015. Secondo gli scienziati è una situazione che non si verifica da almeno tre milioni di anni e che segna una “nuova era” per il pianeta dal punto di vista dei cambiamenti climatici. Pertanto la programmazione dello sviluppo socio economico della Sardegna dovrà misurarsi alla luce di queste importanti mutamenti. Non si po’ parlare di zone interne senza tenere a mente che ormai siamo entrati, nostro malgrado, nell’ “Età del Sole”. Appunto per questo mettere in evidenza la funzione strategica del Fico d’India (e di altre microfiliere), sullo scenario produttivo della Sardegna è un dovere primario di chi ha responsabilità di governo perché lo sviluppo economico futuro delle aree rurali sarà condizionato dal clima. Da una attenta lettura di questi eventi climatici scaturisce la necessità di stimolare la produzione di ricchezza aggiuntiva attraverso la cura virtuosa delle campagne di pianura, di collina e di montagna. I gas serra hanno superato ogni soglia e resteranno a livelli mai visti. Il triste record che farà del 2016 l’anno più caldo di sempre. In Sardegna fa caldo sino a novembre inoltrato per cui non è immaginabile che si faccia agricoltura seguendo sempre le logiche del passato per cui si rende necessario considerare con maggior attenzione le coltivazioni più adatte ai climi semi-aridi che garantiscano nel contempo reddito per le comunità e risparmio delle risorse idriche. L’iniziativa più interessante degli ultimi anni, legata alla trattazione ed alla valorizzazione del Fico d’India da reddito, è da attribuire all’ottava edizione del simposio internazionale sul Fico d’India dell’anno 2015 che ha radunato a Palermo centocinquanta studiosi provenienti da ventidue Stati che hanno affrontato diverse problematiche legate alla coltura di questo frutto speciale. Speciale perché gli studi effettuati sul Fico d’India hanno evidenziato, infatti notevoli proprietà benefiche sia per quanto riguarda l’organismo, dimostrandosi utile per il controllo del colesterolo, diabete e problemi gastrointestinali, sia per coloro che scelgono di seguire una dieta ipocalorica. Durante quel simposio è venuto fuori un quadro davvero straordinario sulle potenzialità di questa specie. Circoscrivendo la questione alla sua vocazione frutticola, è ormai chiaro che la coltura del Fico d’India rientra a pieno titolo tra le specie produttive di maggior interesse per le zone semi-aride, principalmente per le sue capacità di dare luogo a sistemi intensivi pienamente sostenibili sul piano ambientale, sociale ed economico. Si tratta di una visione di lungo termine a sostegno di una delle più importanti microfiliere da comprendere tra le attività dello sviluppo. Infatti, la pianta rappresenta l’immagine della frutta del futuro: non teme l’aridità ed è il simbolo delle aree rurali più salubri. In passato fu indentificato come “pane dei poveri”, ma col passare degli anni è considerato dai consumatori cibo di elevata qualità. Attualmente, questa specie occupa, nel mondo, una superficie pari a circa 100.000 ettari per la produzione intensiva di frutta, mentre un altro milione di ettari è destinato alla produzione intensiva di foraggio in terre aride. La Sardegna non può sottovalutare questa microfiliera: basta mutare la virtuosa esperienza della Sicilia!
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