MANI INESPERTE HANNO CANCELLATO LA VIVAISTICA DELLE PIANTE DA FRUTTA IN SARDEGNA
- Fulvio Tocco
- 30 dic 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Giovanni Mannoni: “era il 1966 che ho preso servizio al Consorzio Interprovinciale per la Frutticoltura, sembra ieri, invece è trascorsa gran parte della mia vita professionale, abbiamo dato vita alla vivaistica frutticola”

Cagliari, 29 dic. - In un pomeriggio di dicembre, ai tecnici dell’azienda Agris di Villasor, per una visita inaspettata, ma graditissima, sono scese le lacrime dalla commozione di fronte alla presenza di un anziano collega: Giovanni Mannoni (classe1933), Nino per gli amici, uno dei decani, insieme al compianto Augusto Pili e a Marcello Serra della vivaistica isolana. Tutti e tre assunti per concorso nell’anno 1966. Mannoni che all’epoca aveva la responsabilità delle aziende di Decimomannu (Is Arrusu), di Uta 1 e Uta 2 ha raccontato le esperienze compiute in quelli anni di lavoro. “L’attività sperimentale alla ricerca delle varietà fruttifere di maggior pregio occupava gran parte del nostro tempo”. L’azienda di Villasor era seguita da Augusto Pili. Mentre Macello Serra era rimasto a Cagliari perché in quel periodo al Consorzio era affidata la mappatura degli agrumeti del Sarrabus. Quel lavoro era interessante perché consentiva la selezione delle pianti madri da utilizzare per il miglioramento delle piantine da vivaio. Agli alberi selezionati veniva applicato un anello metallico di riconoscimento. Il lavoro veniva fatto in concerto con l’Istituto Fitopatologico e oggi lo posso dire: aveva un direttore proveniente dalla penisola, presuntuoso, tirchio e scroccone. Non ne ho un buon ricordo. In quel tempo le piante si cavavano con la zolla. La fitocella è venuta alcuni anni dopo ricorda Mannoni. Rievoca gli anni di lavoro con grande con grande soddisfazione. E delle curiosità di vecchia data riferisce: “allora non c’era un operaio che avesse la macchina. Arrivano tutti in bicicletta o a piedi; si molti a piedi! Il primo che acquistò l’auto fu Sebastiano Caria, lui proveniva dal comune di Pimentel. Osservando gli ombrai privi di piante da distribuire agli agricoltori ci ha lasciato con una frase dai tanti significati: “che tristezza!”
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